Scopri come Chiara ha trasformato un sogno colorato in un progetto pieno di pazienza e ingegno
“Che meraviglia…” sussurrò Chiara guardando la vetrina della cartoleria di via Roma.
C’erano quaderni con copertine che cambiavano colore alla luce, astucci con cerniera doppia e penne profumate di fragola. Ma in mezzo a tutto quel luccichio, c’era una cosa sola che faceva battere il suo cuore: un grande quaderno a spirale con degli arcobaleni.
Ogni volta che ci passava davanti, le sembrava di sentirlo chiamare:
«Chiaraaa, vieni a riempirmi di disegni e segreti!»
Solo che quel quaderno costava otto euro e cinquanta, e nella scatolina delle sue monete, Chiara ne aveva solo tre.
Lei sospirò.
“E se aspettassi la prossima paghetta?” pensò. Ma poi si ricordò che voleva anche comprare gli adesivi delle sue musiche preferite…
Quel pomeriggio, per la prima volta, Chiara sentì che un desiderio poteva essere anche una scelta difficile.
Chiara aveva nove anni, un sorriso testardo e un cagnolino di ceramica che fungeva da salvadanaio. Lo chiamava “Zucchero” perché aveva le orecchie a forma di ciambella e la bocca aperta per inghiottire monete.
Ogni sabato, la mamma le dava due euro di paghetta: «Uno per risparmiare, uno per te» diceva sempre.
Chiara, di solito, spendeva subito il suo euro libero in gomme da masticare o calamite per la lavagna magnetica. Le piaceva vedere le monete sparire in cambio di cose colorate.
Ma da quando aveva visto quel quaderno arcobaleno, tutto le sembrava meno interessante. Perfino le gomme fossero di stelle o panda, non bastavano a farle dimenticare la copertina lucente che cambiava sfumatura a seconda di come la orientavi sotto il sole.
Così, una sera, Chiara prese Zucchero e gli disse sottovoce:
«Prometto che questa volta userò la testa. Risparmierò fino all’ultimo centesimo, anche se sarà dura!»
Zucchero tintinnò piano, come se approvasse.
Chiara prese un foglio, disegnò sette caselle e scrisse sopra:
“IL MIO PIANO PER L’ARCOBALENO”.
In ogni casella segnò la data del sabato successivo e una piccola moneta disegnata accanto.
«Se metto via un euro ogni settimana, in sei settimane avrò sei euro. Con i tre che ho già, saranno nove!»
Fece i conti due volte, giusto per essere sicura. «Perfetto, posso farcela!»
La mamma la guardava da lontano, sorridendo:
«Ti serve aiuto, tesoro?»
«No, mamma,» rispose Chiara, «voglio provare a farcela da sola. È… un esperimento di pazienza!»
Per la prima volta, una moneta non serviva a comprare qualcosa subito, ma a costruire un piano.
La scuola organizzò una piccola festa di primavera. Tutti potevano comprare bibite, caramelle e biglietti della lotteria con premi a sorpresa.
Chiara aveva in tasca una moneta da un euro, appena ricevuta quella mattina. La guardava brillare nella sua mano.
“Solo questa volta…” mormorò. “Un succhino all’arancia non rovinerà il piano.”
Ma poi sentì la vocina del suo Zucchero interiore dire:
«Ricordi la copertina che cambia colore? Vuoi rinunciare per un mandarino in lattina?»
Si morse il labbro. Intanto Marta, la sua compagna, la invitava:
«Andiamo, Chiara! C’è anche la ruota della fortuna!»
Chiara esitò ancora qualche secondo. Poi chiuse la mano e disse:
«No grazie, oggi voglio solo guardare.»
Marta fece spallucce, ma Chiara sentì dentro una piccola fiammella di orgoglio.
Quel giorno scoprì che saper dire “no” era un modo per avanzare verso “sì”.
Una settimana dopo, la maestra Livia annunciò:
«Bambini, la scuola parteciperà al concorso “Cortile Fiorito”! Avremo bisogno di aiuto per travasare piantine e sistemare i vasi. Chi vuole dare una mano il sabato mattina?»
Chiara alzò subito la mano.
Il sabato successivo, zappa alla mano e guanti troppo grandi, aiutò a sistemare il terriccio e a innaffiare i fiori. Le sue scarpe tornarono a casa della stessa colorazione del giardino – marrone!
Il lunedì, la maestra distribuì a ciascun partecipante una piccola busta color avorio: dentro c’erano due euro come “grazie”.
Chiara la guardò stupita:
«Significa che li ho guadagnati! Non sono paghetta… me li sono meritati!»
La mamma quella sera la abbracciò:
«Vedi? A volte i fiori fanno crescere anche le persone!»
Con quei due euro, il suo piano accelerò: non mancava più tanto arco all’arcobaleno.
Era il quinto sabato del suo piano. Chiara aprì Zucchero con mani tremanti: le monete caddero sul tavolo e rotolarono come piccole ruote d’argento.
Le contò ad alta voce: «Tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove!»
Esattamente la cifra del quaderno.
Mamma la portò in centro, davanti alla vetrina ormai conosciutissima.
Chiara fissò l’arcobaleno dalle sfumature cangianti… ma qualcosa dentro di lei si muoveva in un modo nuovo.
“Ho aspettato così tanto, potrei compralo subito… però… Se aspetto un’altra settimana, potrei avere anche per la penna profumata… e non resterei senza nulla.”
Il cervello diceva risparmia ancora un pochino, il cuore diceva prendilo adesso, te lo sei guadagnato!.
Alla fine, respirò a fondo:
«Mamma, facciamo così: mi tengo i nove euro ancora una settimana. Voglio essere sicura. E se non cambio idea… lunedì prossimo lo prendo.»
La mamma le passò il braccio sulle spalle, orgogliosa:
«Decidere di aspettare, quando potresti avere subito, è da veri saggi, Chiara.»
In quel momento Chiara capì che il valore di un sogno cresce più lentamente, ma anche più luminosamente.
La settimana successiva, Chiara si alzò presto e corse alla cartoleria.
Sul bancone, però, l’arcobaleno lucente non c’era più.
Il signor Bianchi, il cartolaio, scosse la testa:
«Mi dispiace, piccola, l’ultimo è stato venduto ieri…»
Chiara sentì un nodo in gola. Le sembrò che tutti gli sforzi, le monete risuonate dentro Zucchero, le attese, le rinunce… si fossero sciolte come neve al sole.
Il signor Bianchi però aggiunse:
«Aspetta un attimo. Ho ricevuto qualcosa di simile: guarda qui.»
Tirò fuori un quaderno diverso — copertina bianca con angoli d’arcobaleno e un piccolo spazio per scrivere il proprio nome.
Chiara lo sfiorò piano. Non luccicava, ma era bellissimo.
Poi Bianchi sorrise:
«E visto quanto ci tenevi, te lo faccio a sette euro. Mi piace la gente che sa aspettare.»
Chiara gli diede le monete con cura, come se stesse consegnando un tesoro.
Con i due euro rimasti comprò la penna profumata che desiderava.
Tornata a casa, scrisse sulla prima pagina:
“Questo quaderno è nato dai miei sì e dai miei no, dalle mie attese e dal mio coraggio.”
Ogni volta che lo apriva, le sembrava di risentire quel tintinnio di Zucchero e la voce della sua pazienza.
Qualche tempo dopo, la mamma le chiese:
«Allora, Chiara, com’è andato il tuo esperimento di pazienza?»
Lei sorrise, abbracciando il quaderno:
«È stato come costruire un arcobaleno con tante piccole gocce: ogni moneta era una goccia, e alla fine è venuto fuori qualcosa di mio, bellissimo.»
Posò una nuova moneta nel pancino di Zucchero, che tornò a tintinnare.
«E adesso?» chiese la mamma.
«Adesso risparmio per una biro che scrive in tre colori. Ma non ho fretta. So già come si fa ad aspettare.»
Quel giorno, Chiara capì davvero che un sogno non vale per quanto luccica, ma per quanto ti fa crescere per arrivarci.
Nota per genitori ed educatori
In questo racconto di DINDINO by LULLY.kids, la protagonista scopre il valore del risparmio consapevole e della pianificazione personale.
Attraverso emozioni quotidiane, attese e piccole scelte, Chiara impara a distinguere tra desiderio immediato e obiettivo duraturo, sperimentando il piacere di raggiungere un traguardo con costanza e autonomia.
La narrazione accompagna i bambini a esplorare la relazione tra emozioni e denaro, sviluppando un linguaggio di responsabilità e attesa positiva.
✨ DINDINO non insegna solo a contare: insegna a scegliere. E a sognare. ✨

